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JÉSUS BETZ di François Roca e Fred Bernard (focus)

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vedi libro: https://www.libri.it/jesus-betz

Parole e immagini toccanti danno vita a una storia di formazione, amicizia, avventura e amore decisamente fuori dagli schemi. Jésus Betz nasce il 24 dicembre 1894 a mezzanotte. È senza braccia e senza gambe ma ha una voce celestiale e una memoria infallibile. Attraverso 33 date memorabili (33 come gli anni di Cristo), Jésus ci narra in prima persona la sua vita in parallelo con gli eventi storici della sua epoca (inizio del XX secolo) sotto forma di lettera alla madre. Dopo essere stato attaccato all’albero di una baleniera come vedetta e poi esibito come fenomeno da baraccone, Jésus diviene un artista circense e, grazie alla sua memoria infallibile, trova lavoro e dignità finché la sua voce prodigiosa lo porta a conoscere anche l’amore. Quello delineato nel libro è un viaggio iniziatico, il cammino simbolico di un individuo alla ricerca della sua identità e della sua dimensione, un viaggio anche interiore che alla fine fa emergere un nuovo ‘io’ inserito in un mondo che ormai domina, senza esserne in balìa. Non è più un freak, un mostro, ma un individuo che può disporre di sé e vivere ogni esperienza con pienezza.

La vita di Jésus è costellata da peripezie e avventure mirabolanti ma non sempre edificanti, ed è resa meno dura dall’amore di tre donne (altro numero altamente simbolico, come la Trinità): la madre, che per necessità deve liberarsi di lui e del suo peso e lasciarlo andare incontro al proprio destino; un surrogato del materno, nella persona della dolce Mamanita (un vezzeggiativo che rimanda alla parola ‘madre’), che lo consola nei momenti più bui; e la bella trapezista, il cui nome ricorda un’isola esotica, lontana e affascinante, Suma Katra, che diviene la sua compagna nella vita come sulla scena. Alla fine di un lungo periplo che lo porta per cinque anni in giro per gli oceani, da Nantucket alla banchina del Phare-Ouest (nome francese che, notiamo, si pronuncia “far-west”, dove arriva con la “pelle rossa come un indiano d’America”), a bordo di una nave comandata da un uomo dal nome dantesco di Stige, Jésus affronta le avversità del mondo dei ‘normali’ senza mai perdere la speranza. Da quanto detto sin qui emergono già il potente simbolismo e la ricchezza di riferimenti stilistici e culturali che caratterizzano il testo. Gli autori lavorano molto sulla scelta dei nomi dei personaggi che fanno riferimento alla religione (Jésus, Lilith) o alla mitologia (Hadès, Thémis, Andronic, Styx, Pollux). Impossibile non notare che Jésus nasce il 24 dicembre, di lui la madre dice “è puro Amore come il nostro Cristo” e alla fine del libro risorge a nuova vita dopo una lunga via crucis. L’idea della rinascita è annunciata dal sorgere del sole accennato nei toni rosati che riscaldano l’ultima pagina del volume. Le illustrazioni di François Roca sono di grande impatto e giocano un ruolo fondamentale nel progetto narrativo. Tecnica pittorica, formato, proporzioni, stile dei caratteri, nonché il posizionamento dei motivi all’interno della pagina sono tutti elementi che concorrono alla poesia del racconto. L’artista utilizza spesso due o tre colori dominanti e le loro declinazioni, in una palette sobria e uniforme. La scelta dei colori ci fornisce preziose indicazioni sullo stato emotivo dei personaggi (cielo blu e toni luminosi per la felicità e la speranza; toni scuri, opachi per tradurre la paura, la sofferenza o l’atmosfera angosciante delle prime pagine; ocra e toni caldi per il calore degli affetti) così come sulla natura dello spazio in cui si muovono: ne percepiamo la minacciosità o la bellezza a seconda della modulazione dei toni e della trama dei contrasti tra luce e ombra, soprattutto grazie alla presenza della luce come elemento (spesso salvifico) dotato di una funzione drammatica e narrativa cruciale. Si noti il frequente ricorso a un gioco di contrasti e opposizioni, tra grande/piccolo, chiaro/scuro, visione d’insieme/dettaglio, oppure a certe

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vedi libro: https://www.libri.it/jesus-betz

Parole e immagini toccanti danno vita a una storia di formazione, amicizia, avventura e amore decisamente fuori dagli schemi. Jésus Betz nasce il 24 dicembre 1894 a mezzanotte. È senza braccia e senza gambe ma ha una voce celestiale e una memoria infallibile. Attraverso 33 date memorabili (33 come gli anni di Cristo), Jésus ci narra in prima persona la sua vita in parallelo con gli eventi storici della sua epoca (inizio del XX secolo) sotto forma di lettera alla madre. Dopo essere stato attaccato all’albero di una baleniera come vedetta e poi esibito come fenomeno da baraccone, Jésus diviene un artista circense e, grazie alla sua memoria infallibile, trova lavoro e dignità finché la sua voce prodigiosa lo porta a conoscere anche l’amore. Quello delineato nel libro è un viaggio iniziatico, il cammino simbolico di un individuo alla ricerca della sua identità e della sua dimensione, un viaggio anche interiore che alla fine fa emergere un nuovo ‘io’ inserito in un mondo che ormai domina, senza esserne in balìa. Non è più un freak, un mostro, ma un individuo che può disporre di sé e vivere ogni esperienza con pienezza.

La vita di Jésus è costellata da peripezie e avventure mirabolanti ma non sempre edificanti, ed è resa meno dura dall’amore di tre donne (altro numero altamente simbolico, come la Trinità): la madre, che per necessità deve liberarsi di lui e del suo peso e lasciarlo andare incontro al proprio destino; un surrogato del materno, nella persona della dolce Mamanita (un vezzeggiativo che rimanda alla parola ‘madre’), che lo consola nei momenti più bui; e la bella trapezista, il cui nome ricorda un’isola esotica, lontana e affascinante, Suma Katra, che diviene la sua compagna nella vita come sulla scena. Alla fine di un lungo periplo che lo porta per cinque anni in giro per gli oceani, da Nantucket alla banchina del Phare-Ouest (nome francese che, notiamo, si pronuncia “far-west”, dove arriva con la “pelle rossa come un indiano d’America”), a bordo di una nave comandata da un uomo dal nome dantesco di Stige, Jésus affronta le avversità del mondo dei ‘normali’ senza mai perdere la speranza. Da quanto detto sin qui emergono già il potente simbolismo e la ricchezza di riferimenti stilistici e culturali che caratterizzano il testo. Gli autori lavorano molto sulla scelta dei nomi dei personaggi che fanno riferimento alla religione (Jésus, Lilith) o alla mitologia (Hadès, Thémis, Andronic, Styx, Pollux). Impossibile non notare che Jésus nasce il 24 dicembre, di lui la madre dice “è puro Amore come il nostro Cristo” e alla fine del libro risorge a nuova vita dopo una lunga via crucis. L’idea della rinascita è annunciata dal sorgere del sole accennato nei toni rosati che riscaldano l’ultima pagina del volume. Le illustrazioni di François Roca sono di grande impatto e giocano un ruolo fondamentale nel progetto narrativo. Tecnica pittorica, formato, proporzioni, stile dei caratteri, nonché il posizionamento dei motivi all’interno della pagina sono tutti elementi che concorrono alla poesia del racconto. L’artista utilizza spesso due o tre colori dominanti e le loro declinazioni, in una palette sobria e uniforme. La scelta dei colori ci fornisce preziose indicazioni sullo stato emotivo dei personaggi (cielo blu e toni luminosi per la felicità e la speranza; toni scuri, opachi per tradurre la paura, la sofferenza o l’atmosfera angosciante delle prime pagine; ocra e toni caldi per il calore degli affetti) così come sulla natura dello spazio in cui si muovono: ne percepiamo la minacciosità o la bellezza a seconda della modulazione dei toni e della trama dei contrasti tra luce e ombra, soprattutto grazie alla presenza della luce come elemento (spesso salvifico) dotato di una funzione drammatica e narrativa cruciale. Si noti il frequente ricorso a un gioco di contrasti e opposizioni, tra grande/piccolo, chiaro/scuro, visione d’insieme/dettaglio, oppure a certe

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