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In difesa dell’umanità

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Il mondo sta raccogliendo le conseguenze dell’escalation dei conflitti e del collasso del diritto internazionale. L’ultimo rapporto annuale di Amnesty International (2023-2024) torna a fare il punto sui diritti umani in 155 Paesi fra i quali anche la Svizzera.

Fra le sue osservazioni, Amnesty saluta positivamente l’Istituzione Svizzera per i Diritti Umani, fondata nel 2023, dopo un processo politico durato ben vent’anni e la cui prima assemblea si terrà il 28 di maggio 2024 a Friburgo. L’ONG saluta positivamente anche la revisione del codice penale in materia sessuale che ha portato ad una nuova definizione di violenza carnale.

Ma non mancano le criticità messe in evidenza da Amnesty International. Per citare solo sue esempi: la rigidità dei criteri per il ricongiungimento familiare dei rifugiati temporaneamente ammessi in svizzera, oppure il diritto a manifestare che non sembrerebbe sufficientemente garantito.

La svizzera può fare di più per salvaguardare i diritti umani? E cosa?

Affronteremo il tema nell’ora centrale di Moby Dick con tre ospiti: Gabriela Giuria Viveros, giurista e responsabile sviluppo progetti Fondazione diritti umani Lugano e attivista di Amnesty International; Gianni D’amato, politologo e direttore del Forum svizzero per lo studio delle migrazioni e della popolazione di Neuchâtel e professore di studi sulla migrazione e la cittadinanza all’Università di Neuchâtel: Sarah Rusconi, Portavoce di Amnesty Svizzera per la Svizzera italiana.

Ospite dell’ultima mezzora del programma è Cuno Tarfusser, magistrato, ex giudice e già vice-presidente della Corte Penale Internazionale dell’Aja. Con Tarfusser cercheremo di capire le implicazioni che avrà l’annuncio del procuratore capo della Corte penale internazionale Karim Khan di voler incriminare il Primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e il Ministro della difesa Yoav Gallant per “crimini di guerra e crimini contro l’umanità” nella Striscia di Gaza dall’8 ottobre scorso. Annuncio che si aggiunge alla richiesta di un mandato di arresto anche per il capo di Hamas a Gaza Yahya Sinwar e per altri due alti funzionari di Hamas accusati di “sterminio, omicidio, presa di ostaggi, stupro e violenza sessuale durante la detenzione”.

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Il mondo sta raccogliendo le conseguenze dell’escalation dei conflitti e del collasso del diritto internazionale. L’ultimo rapporto annuale di Amnesty International (2023-2024) torna a fare il punto sui diritti umani in 155 Paesi fra i quali anche la Svizzera.

Fra le sue osservazioni, Amnesty saluta positivamente l’Istituzione Svizzera per i Diritti Umani, fondata nel 2023, dopo un processo politico durato ben vent’anni e la cui prima assemblea si terrà il 28 di maggio 2024 a Friburgo. L’ONG saluta positivamente anche la revisione del codice penale in materia sessuale che ha portato ad una nuova definizione di violenza carnale.

Ma non mancano le criticità messe in evidenza da Amnesty International. Per citare solo sue esempi: la rigidità dei criteri per il ricongiungimento familiare dei rifugiati temporaneamente ammessi in svizzera, oppure il diritto a manifestare che non sembrerebbe sufficientemente garantito.

La svizzera può fare di più per salvaguardare i diritti umani? E cosa?

Affronteremo il tema nell’ora centrale di Moby Dick con tre ospiti: Gabriela Giuria Viveros, giurista e responsabile sviluppo progetti Fondazione diritti umani Lugano e attivista di Amnesty International; Gianni D’amato, politologo e direttore del Forum svizzero per lo studio delle migrazioni e della popolazione di Neuchâtel e professore di studi sulla migrazione e la cittadinanza all’Università di Neuchâtel: Sarah Rusconi, Portavoce di Amnesty Svizzera per la Svizzera italiana.

Ospite dell’ultima mezzora del programma è Cuno Tarfusser, magistrato, ex giudice e già vice-presidente della Corte Penale Internazionale dell’Aja. Con Tarfusser cercheremo di capire le implicazioni che avrà l’annuncio del procuratore capo della Corte penale internazionale Karim Khan di voler incriminare il Primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e il Ministro della difesa Yoav Gallant per “crimini di guerra e crimini contro l’umanità” nella Striscia di Gaza dall’8 ottobre scorso. Annuncio che si aggiunge alla richiesta di un mandato di arresto anche per il capo di Hamas a Gaza Yahya Sinwar e per altri due alti funzionari di Hamas accusati di “sterminio, omicidio, presa di ostaggi, stupro e violenza sessuale durante la detenzione”.

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