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Tanti giovani impegnati nel no-profit: e il volontariato può anche servire per la formazione

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Cosa andrebbe fatto per mettere i giovani italiani davvero al centro del dibattito pubblico e portarli nelle stanze dei bottoni, affinché possano contribuire alle decisioni politiche di oggi e di domani?
È ipocrita chiedere solo agli adulti– magari addirittura anziani! – come mai i giovani, in Italia, abbiano così poco spazio. Una contraddizione in termini, una incoerenza che accade troppo spesso. Una recente pubblicazione di Openpolis e Conibambini, "Giovani e comunità", racconta che solo il 37% dei giovani italiani pensa di avere voce in capitolo su decisioni importanti a livello locale (contro una media Ue 44%).
Protagonista di questo episodio del podcast RdS registrato live all'università Cattolica di Milano c'è una delle responsabili di Culturit, organizzazione non profit che si prefigge di formare studenti universitari attraverso progetti focalizzati sulla valorizzazione e lo sviluppo dei beni culturali italiani: Beatrice Nespoli, 25 anni, neolaureata in storia dell'arte proprio alla Cattolica.
Entrata nell'associazione nel 2021, dal settembre del 2022 è responsabile nazionale progetti e lavora come operatrice museale e come guida. «In Culturit siamo tutti studenti universitari» racconta «quindi la parte di formazione, di imparare sul campo, è estremamente importante».
Nespoli descrive una sorta di meccanismo quasi “schizofrenico” che spesso i giovani riscontrano quando si affacciano al mondo del lavoro e vengono considerati troppo “vecchi”, perché magari non si sono laureati a tempo di record o non hanno inanellato chissà quante esperienze lavorative mentre studiavano, e al contempo troppo giovani e «troppo ingenui e inesperti per agire concretamente».
L'attivista di Culturit denuncia anche come i canali tradizionali «releghino i giovani» raccontando le loro attività in maniera superficiale, guardandoli «con paternalismo» e con sufficienza. La narrazione mainstream finisce dunque troppo spesso per semplificare, «ecco i quattro ragazzini che fanno una protesta», senza dare veramente voce ai giovani e alle loro istanze. Il contrario di quel che dovrebbe essere. Nespoli dunque auspica «un passo indietro» da parte degli adulti, che finalmente si facciano da parte e si mettano in ascolto della voce dei giovani.
Il libro scelto da Beatrice Nespoli come consiglio di lettura è il romanzo “Un cuore così bianco” dello scrittore spagnolo Javier Marías (in italia pubblicato da Einaudi): «E' il mio libro del cuore per il momento... Nulla è definitivo, mai!».

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È ipocrita chiedere solo agli adulti– magari addirittura anziani! – come mai i giovani, in Italia, abbiano così poco spazio. Una contraddizione in termini, una incoerenza che accade troppo spesso. Una recente pubblicazione di Openpolis e Conibambini, "Giovani e comunità", racconta che solo il 37% dei giovani italiani pensa di avere voce in capitolo su decisioni importanti a livello locale (contro una media Ue 44%).
Protagonista di questo episodio del podcast RdS registrato live all'università Cattolica di Milano c'è una delle responsabili di Culturit, organizzazione non profit che si prefigge di formare studenti universitari attraverso progetti focalizzati sulla valorizzazione e lo sviluppo dei beni culturali italiani: Beatrice Nespoli, 25 anni, neolaureata in storia dell'arte proprio alla Cattolica.
Entrata nell'associazione nel 2021, dal settembre del 2022 è responsabile nazionale progetti e lavora come operatrice museale e come guida. «In Culturit siamo tutti studenti universitari» racconta «quindi la parte di formazione, di imparare sul campo, è estremamente importante».
Nespoli descrive una sorta di meccanismo quasi “schizofrenico” che spesso i giovani riscontrano quando si affacciano al mondo del lavoro e vengono considerati troppo “vecchi”, perché magari non si sono laureati a tempo di record o non hanno inanellato chissà quante esperienze lavorative mentre studiavano, e al contempo troppo giovani e «troppo ingenui e inesperti per agire concretamente».
L'attivista di Culturit denuncia anche come i canali tradizionali «releghino i giovani» raccontando le loro attività in maniera superficiale, guardandoli «con paternalismo» e con sufficienza. La narrazione mainstream finisce dunque troppo spesso per semplificare, «ecco i quattro ragazzini che fanno una protesta», senza dare veramente voce ai giovani e alle loro istanze. Il contrario di quel che dovrebbe essere. Nespoli dunque auspica «un passo indietro» da parte degli adulti, che finalmente si facciano da parte e si mettano in ascolto della voce dei giovani.
Il libro scelto da Beatrice Nespoli come consiglio di lettura è il romanzo “Un cuore così bianco” dello scrittore spagnolo Javier Marías (in italia pubblicato da Einaudi): «E' il mio libro del cuore per il momento... Nulla è definitivo, mai!».

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